1899 - Francesco De Rosa: Dei Balli Galluresi

Ballo di Aggius, dal libro "Bozzetti e Sfumature" del 1915


I Sardi, specialmente i Galluresi, e fra questi segnatamente i Terranovesi, vanno pazzi per i balli, i quali nei tempi andati, si eseguivano al suono delle tibie, dei crotali e dei sistri (in Terranova colle prime) come i balli pierici della Troade, quelli dei Cureti in Creta, dei Coribanti nella Frigia, dei Dattili in Bittinia, e dei Salii del Lazio, ballando in circolo a guisa dell'ormos (collana) dei Greci, rammentato da Luciano (De saltatione, in Iliade, XVIII in fine e in Odissea, VIII, v. 2) come usavano ballare i Cartaginesi, il che si sa dal bel gruppo trovato negli scavi di Tharros, raffigurante danze cartaginesi, nelle quali i danzanti formavano circolo legati in catena, mano in mano, già esistenti nel museo di Cagliari, e di là, ora non si sa come, scomparse. Le quali danze i Galluresi eseguivano per lo più al suono del canto, come fecero i Troiani per quanto si rileva dal 644° verso del VI dell'Eneide, alla corte di Didone in Cartagine: pedibus plaudunt choreas et carmina dicunt, formando ora carole ristrette, ora danze svelte e gagliarde nelle piazze, nei crocicchi, nelle case e nelle sagre nei giorni festivi, come i nostri padri antichi usavano nelle feste dedicate a Cibele, ad Astarte, a Militta, a Derceto, ad Adone, ecc. 

Infatti, i balli tradizionali sardi, ritraggono degli antichissimi culti cananei, dai riti isaici, mitriaci e berecinzii, del che si hanno monumenti espressi nei vasi etruschi. 

Più tardi i balli si eseguivano al suono dello scacciapensieri (zampurra) e dell'armonica, ma, tanto questi strumenti che le tibie, (truveddi) ed il canto, imponevano col suono che ne partiva una cadenza, che fa fare ai danzanti certi passi brevi e presti, ora di fianco a sinistra, ora obliquo avanti, ora obliquo indietro, a guisa di rimbalzo, spiccando salti, facendo sgambetti, descrivendo piroette e leggiadre campanelle, battendo il suolo col piede nell'atto del contrapasso, tragittando le braccia, avvicinandosi verso il centro, indietreggiando come per rimbalzo, facendo volta colla testa, ora a destra ora a sinistra, barcollando, dimenando, protendendo e contraendo la persona, stringendosi e divincolandosi a vicenda, allargando o restringendo a brevi intervalli la carola. 

Il ballo si fa in due tempi distinti: uno a passo lento per dar principio a riposar le stanche membra, i nervi spossati e rimettere a posto i muscoli contratti; l'altro accelerato e gagliardo. Nel quale intervallo i danzanti fanno mostra della loro abilità nello spiccare i salti e rimbalzare allo stesso tempo; nel battere col destro piede il suolo, o coi tacchi uno contro l'altro; nel descrivere svelte curve e rotear ciurli, formar nodi, far sgambetti ed intrecci di gambe; nel prendere aggraziate pose in quinta ed in sesta, tornando ogni volta in posizione di prima per riprendere le altre posizioni ginnastiche delle membra, di piegamento, di volteggio, di slancio, di fronteggio: eseguendo un tutto con una accurata simmetria, con un ritmo perfetto a seconda delle battute segnate dal canto o dal suono degli strumenti, confondendosi spesso i danzanti in una simulata baruffa, mandando sommessi accenti che da lungi paiono di dolore e che invece sono di gaudio indicibile. 

Talvolta il ballo si fa d'in due in due, d'ordinario un uomo ed una donna per coppia, il primo legandosi in catena colla seconda, passando sotto il di lei braccio sinistro il suo destro, che si porta ad afferrare colla mano destra della compagna dietro alle reni e colla sinistra afferrando la sinistra mano di lei davanti sulla vita, ballando entrambi nel modo descritto. Sovente delle coppie che sogliono dare un saggio della loro abilità e sveltezza, passano e ripassano sotto le braccia innalzate ad arco nel seguente modo: il cavaliere solleva il braccio sinistro a cui s'attacca per la mano il destro della compagna che si ha messo di fronte, formando un grazioso arco colle due braccia, sotto cui passa colla testa innanzi, descrivendo un quarto di circolo, roteando le mani per tornarle a posto e far quindi passare in senso contrario la dama, sotto l'arco formato dalle altre due braccia, ripetendo il passaggio, ponendosi obliquamente, di fianco, di fronte ed obliquamente in fila, come torna più comodo, per rendere più agevoli e rapidi i replicati passaggi, fino a che vengano a trovarsi nella posizione di partenza e continuare come prima il ballo. 

Ballo di Aggius, da un filmato della prima metà del 1900

I balli nazionali, così detti sardi o patrii, a guisa degli Ausonii, che dicevano carminibus pairiis, usati in Gallura sono: lu passu, lu baddu zoppu, lu baddu di tre, lu baddu iscjancu, lu baddu riccu, lu baddu lisciu, lu baddittu furriatu e lu baddittu sisirinatu.

Il passu (fioretto) si eseguiva facendo due passi a sinistra ed uno a destra nel seguente modo: si fanno due passi obli-quo-avanti a sinistra col piede sinistro, appressandogli il destro, che alla seconda volta non posa in terra, ma dopo aver sfiorato il terreno, strisciandovi quasi sopra, se ne discosta facendo un passo obliquo indietro, avvicinandogli il sinistro, tornando da capo: spesso dondolandosi sulla persona, spiccando verso il centro dei salti ed indietreggiando a passi minuti e misurati, secondo le battute del suono o del canto.

Il ballo zoppu (ballo zoppo) si fa in due tempi, facendo nel primo un passo di fianco a sinistra, e nel secondo avvicinando al primo il piede destro, segnando tre piccole battute con un certo quale tremito, mentre il destro ne segna due col calcagno con leggiero spostamento a sinistra, piegandosi alquanto sulla sinistra gamba, imitando lo sciancar dei zoppi, d'onde il nome al ballo e ripetendo i tempi indefinitamente.
Il ballo viene eseguito a un dipresso sul tono di a - la mi re... a - la mi re... a - la mi re... Il ballo di tre vien detto così perché si fa in tre tempi che si ripetono indefinitamente: il primo e il secondo con tre battute ciascuna, due col sinistro ed una col destro piede, alternativamente, con una sensibile pausa da una all'altra, o leggiero distacco, facendo dopo il primo tempo un piccolo spostamento a sinistra, sollevando fino al malleolo interno del destro il sinistro piede, descrivendo colla punta un sesto di circolo (15°) e posandola a distanza di mezzo piede dall'altro. Questo ballo si eseguisce nel tono di ter - pe de ter -pe de - la ta fer... ter - pe de - - ter - pe de - - la ta fer... tolto dal: ter perle lata ferire. Carmina… di Calpurnio, donde il nome a questo ballo, che pare fosse usato dai Latini, e da essi appellato tripodare carmen.

Ballu tundu dal film "Cainà" del 1922

Il ballo iscjancu (ballo a piè zoppo), si faceva ballando sul piede destro con passetti o piccoli sbalzi verso sinistra, sgambettando il piede sinistro senza posarlo che raramente o quasi inavvertentemente in terra. Esso si eseguiva sul seguente tono: sol la mi e sol la mi - sol la mi e sol la mi...

Il ballo riccu si fa in due tempi: nel primo si descrive sollevando in alto il sinistro piede e spostandolo dal destro un quarto di circolo; nel secondo si eseguisce il secondo tempo del ballo zoppo, ballando sul seguente tono: mi re do - - sol la si... mi re do - - sol la si... od in quest'altro: di di dillu - dillu dillu... dí di dillu dillu dillu, laonde si dice baddà a lu dillu dillu.

Il balletto liscio, detto Ballionaos dai Greci, si faceva in tre tempi, per due volte si facevano, mettendo il piè sinistro avanti, due passi avanti, avvicinando la punta del sinistro piè verso il calcagno del destro e facendo un passo indietro, spostando bruscamente il piè destro dopo averlo avvicinato, senza posarlo in terra, al sinistro, il quale alla sua volta, senza posare in terra, dopo aver strisciato indietro verso il destro, ricomincia da capo movendo i passi avanti. 

Il balletto furríatu, che si fa in cinque tempi, dopo aver fatto quei del balletto liscio ne fa altri due, eseguendo altri due passi indietro, partendo dal destro piè a cui segue, rasentando leggermente il terreno, il piede sinistro, imprimendo nell'ultimo tempo alle gambe un certo moto ondulatorio, che si comunica alla persona.

Il balletto sisirinadu si eseguisce come il liscio, però al terzo tempo si imprime alla gamba destra un certo tremito convulso, che si comunica alla persona e che viene eseguito, ma in modo meno sensibile dalla gamba sinistra. Il primo e il terzo balletto si eseguiscono sul tono sol la mi - sol la mi - sol la mi ree; sol la mi - sol la mi - sol la mi ree..., e il secondo sul tono sol la re - sol la re - sol la mi doo; sol la re - sol la re - sol la mi dooo...

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Tratto da:
Francesco De Rosa – “Tradizioni popolari di Gallura, Usi e costumi”, Tipografia Giacomo Tortu, Tempio e La Maddalena, 1899

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