1854, Edouard Delessert - Sul Ballo Tondo (ancora una volta a Pirri)

Raffaele Arui (attr.): Ballo sardo con launeddas - 2° metà del 1800 (Cagliari, Collezione Universitaria "Luigi Piloni")


Ho rinviato la mia descrizione del Ballo tondo fino alla mia visita a Pirri (…). È in effetti uno degli spettacoli più originali offerti dall'isola di Sardegna ai suoi visitatori. Tutti i viaggiatori l’hanno in sequenza descritto e io farò come tutti i viaggiatori. Nel ballo tondo (per abbreviazione di rotondo) entra solamente l’idea di un divertimento; quando si va al fondo delle cose si vede che esso occupa nell'esistenza dei sardi un ruolo molto serio.


La danza così chiamata (cioè il ballo tondo) si avvicina sotto molti aspetti alla romaica dei greci, in quanto donne e uomini vi prendono parte: ma il passo ne differisce e poi non si unisce alla romaica in Grecia un’idea d’amore come nel ballo sardo. In Sardegna è tutto un romanzo. 

Al primo suono degli strumenti tutti gli uomini si raggrupperanno con sollecitudine al centro della piazza e ciascuno si preparerà ad inserirsi nella piazza; le donne si disporranno in cerchio intorno agli uomini e a questo punto io ho il tempo per osservare gli incantevoli corsetti ricamati, le gonne bordate di un nastro di raso, i bottoni e le collane di sfere d’oro cadenti al collo… (…). Dopo qualche momento di esitazione gli uomini intoneranno una specie di melodia selvaggia senza alcun ritmo, della quale tentai invano di ricordare il motivo.


Dopo dieci minuti, credo di notare una sorta di agitarsi di piedi sulla polvere della piazza; il ballo tondo prendeva forma. Poco a poco gli uomini si animano al movimento del loro vicino e una lenta oscillazione si manifesta nel gruppo. Riconosco il ritmo esatto della Polka e l’imitazione perfetta del piccolo stupido lavoro al quale si sottopongono gli amatori di questo esercizio in una sala di ballo troppo stretta per permettere dei lunghi passi. Fortunatamente per l’originalità dei Sardi, questi preliminari non durano a lungo. Tutti i contadini prendendosi per mano, si piegheranno in una direzione da destra a sinistra, il cerchio si allenterà come le spire di un lungo serpente che si distende dopo il sonno, e ben presto non resta al centro della piazza che il suonatore di zufolo che comprime l’aria con le sue gote gonfiate all’eccesso.

Il piccolo calpestio cadenzato si accentua gradualmente e finisce per prendere le proporzioni di un vero passo: questo passo, composto solamente in apparenza dall’alternanza del piede sinistro e del piede destro a mo’ di sgambetto, richiede però vera esperienza e non danza punto chi vuole il ballo rotondo eseguito con grazia e abilità. Di tanto in tanto, uno degli uomini, improvvisamente, sotto l’influenza di un pensiero gaio o piacevole, si permetteva, proprio come un cavallo preso da allegria, uno scatto accompagnato da un grido penetrante; la polvere si alzerà in poco tempo intorno alla danza; il musicista, soffiando nei suoi zufoli senza interruzione, coprirà appena il rumore dei grossi scarponi ferrati che calpestano la terra battuta della piazza, si concluderà il primo atto del ballo tondo.

Un’espressione seria, talvolta minacciosa, si leggeva su tutti questi visi abbronzati e bruciati dal sole; dopo qualche minuto, gocce di sudore cadevano sotto i lunghi berretti neri, i capelli più neri e più lunghi dei berretti saltavano sulle spalle dei danzatori; un silenzio profondo, interrotto solo da queste mie improvvise ispirazioni, regnava su tutta la danza, mentre le donne, prese da questo piacere al quale esse stavano per unirsi attivamente, si addossavano contro il muro di una casa di fronte e attendevano il momento riservato ad esse.
Coppia di Pirri - da "La Sardegna Illustrata - Album di vedute e costumi sardi", editore Giuseppe Pala, Cagliari 1881


Un quarto d’ora trascorrerà in questo modo, e gli uomini lasciandosi reciprocamente smetteranno per un istante di ballare, ma non per questo gli zufoli si interromperanno in alcun modo. Ogni paesano si avvicinerà alle donne o piuttosto ad una donna, e insensibilmente, come un amante irresistibile, le attirerà verso la musica, un cerchio immenso si forma confusamente.

Il momento veramente serio del ballo tondo si avvicina; tutti questi piccoli romanzi cominciati durante le lunghe veglie dell’inverno in mezzo alle piogge che confinano i contadini nell’interno e il cui seguito si rimette senza interruzioni alla prossima bella giornata venivano ripresi. Bisogna vedere la soddisfazione dipinta sul viso delle ragazze già in possesso della mano del loro fidanzato che prendevano posizione nel danzare e l’impazienza e il cattivo umore di quelle che attendevano di essere invitate a loro volta.

Pirri, Ballo con suonatore di Launeddas, Prima metà del 1900


Quando ciascuno degli uomini ebbe trovato quella che cercava e le dita furono ben intrecciate e le rispettive posizioni definitivamente stabilite nel cerchio, lo scalpitio ricominciò e l’atteggiamento serio di questo singolare piacere si manifesta in tutto il suo carattere. Questa non è una cerimonia di poca importanza date che c’è un sistema da seguire per tenere la mano della donna durante il ballo tondo.

Un metodo vecchio come l’Isola presiede o regola questa formalità così insignificante a prima vista. Il fidanzato deve prendere la mando della sua fidanzata in un certo modo, il marito la mano della moglie in un’altra maniera e sventurato sarà colui che si discosterà da queste tradizioni coreografiche.

Le interpretazioni più gravi non mancheranno di rilevare un’infrazione alle regole stabilite da tempo e i fucili sardi colpiscono precisi quando si tratta di vendicare l’onore di una fanciulla o di una donna oltraggiata. Lo si vede bene del resto vedendo i diversi modi con cui ciascuno si comporta con la propria danzatrice. Qui in effetti si vede un vecchio ancora giovane e forte che prende per la mano una buona donna anziana come lui. La provvidenza che li ha ben conservati permette loro di ballare ancora il ballo tondo: essi danzano a lungo, ma non parlano perché temono di distrarsi e di perdere un poco del loro piacere e spendono ciò che loro resta di forze; questi ballano per ballare.


Acquerello di Giovanni Gessa:
Donna di Pirri, 1858-60

Più lontano un sardo di una quarantina d’anni si dondola fra due donne pressappoco della sua stessa età; queste sono sue coetanee: una è la moglie, l’altra sua cugina o una vecchia amica. Il respiro passa livero nel petto vigoroso; essi fanno eccezione alla legge del ballo tondo, essi parlano fra loro del presente e del futuro, poco del passato. Essi non si stringono l’uno all’altro; l’uomo anima la conversazione che languisce con un grido o con un salto veloce; le donne sue vicine ammirano la sua agilità e amano le sue chiacchiere. Questi ballano per parlare, ma ecco venire due giovani d’una ventina d’anni; le loro mani si stringono teneramente e le loro dita intrecciate si serrano in maniera significativa. Il giovane tiene il braccio stretto al suo corpo e la giovane si appoggia ad esso, tutto il suo peso su questo braccio amato. Essi eseguono tutti e due in modo identico gli stessi movimenti e guardano appena il resto della danza; il mondo circostante per essi non esiste. La polvere non può penetrare nei loro occhi socchiusi per il piacere; di tanto in tanto a malapena una parola viene sussurrata e la risposta muore sulle labbra della sua bella; il calore del giorno si trasforma per essi in benessere; essi vedono negli accordi azzardati del suonatore la musica celeste, il flauto di Apollo, il canto di una sirena; una volta partiti non si fermeranno mai. Questi credetemi danzano per tutt’altro motivo per la danza, e non scambierebbero il loro piacere per il più ricco raccolto.


Così passa davanti allo spettatore questa bizzarra compagnia formata da tutti gli elementi omogenei di cui si compone la vita umana, l’amore vivente, l’amore che muore e l’amore finito o trasformato in amicizia. Tutto si ritrova nello stesso momento. Questi danzatori riuniti per qualche ora, ciascuno con uno scopo differente, provano lo stesso piacere, si animano dello stesso ardore e si deve quindi comprendere perché i Sardi tengano tanto al loro ballo tondo celebre nel mondo. La fisionomia esteriore della danza si compone di otto movimenti di colui che guida i danzatori, tutte le ondulazioni immaginabili sono compatibili con un seguito di cento e più persone. 


Acquerello di Giovanni Gessa:
Uomo di Pirri, 1858-60

Noi restammo a Pirri circa due ore e il ballo tondo non rallentò neanche un secondo, anzi sembrava che l’animazione aumentasse proporzionalmente al tempo trascorso; così quando io ebbi osservato a sufficienza tutti i visi e impresso questo quadro nella memoria, in modo da ricordare i minimi dettagli, rimontammo a cavallo e raggiungemmo il consolato di Francia.




Bibliografia:

Edouard Delessert: “Six Semaines dans l’Ile de Sardaigne”, Parigi, Librairie Nouvelle, 1855

Traduzione tratta da:
Gerolama Carta Mantiglia, Antonio Tavera: "Il ballo Sardo: Storia, Identità e Tradizione, Vol. Primo - Le Fonti del Ballo Sardo"; Quaderni della Taranta, Edizioni Taranta, Firenze 1999

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