1829 - Carlo Alberto "Impressioni sulla Sardegna"
"Si danza, attorno a me, la sola ed unica specie di danza comune in tutta la Sardegna, che consiste nel formare un gran cerchio nel quale si vedono più uomini o più donne di seguito senza alcuna specie d’ordine né di insieme, poche donne danzano con i cavalieri; ma in diversi casi, se un nuovo danzatore va ad introdursi nel cerchio è necessario che egli tenga la più grande attenzione di non prendere la destra di una danzatrice perché questo sarebbe un’offesa crudele per il cavaliere e che le usanze stabilite l'obbligano a vendicare. Si fa anche la più grande attenzione al modo di donare la mano ad una ragazza, se si incrociano le dita con essa e nello stesso giorno non la si domanda in moglie è anche un’ingiuria tale che i fratelli, tutti quelli che sono, devono vendicare.
Dal momento che il cerchio si mette in movimento, i danzatori si armano di una serietà imperturbabile: si crederà che essi soccombono tutti sotto i piedi del più grande maleficio. Talvolta questo silenzio è interrotto da un grido acuto che lancia uno dei danzatori gettandosi in ginocchio o di pancia, simulando un grande terrore, senza però che il movimento del cerchio si arresti, i suoi due vicini si danno da fare per rialzarlo. Essi vogliono rappresentare l’uomo sorpreso dalla grande bestia. Io non ho mai potuto scoprire cosa fosse questa grande bestia, visto che alcuni di essi ne sapevano quanto o meno di me. Essi rispondevano che facevano così perché così facevano gli antichi antenati.
Questi cerchi nei quali non si fa che saltare facendo un passo assai bizzarro durano per tutto il tempo delle feste; le persone stanche possono ritirarsi a loro volontà.
I balli sono accompagnati da un rumore sordo e monotono che fanno i suonatori, spesso intontiti soffiando nello stesso tempo nelle tre canne senza fare quasi mai una più piccola modulazione di tono; e lo stesso strumento di cui si servivano i Romani nei sacrifici, cosi almeno ci provano gli antichi bassorilievi e che essi chiamano Zampogna (...)... nel capo di Sassari tutti i villaggi hanno i lori improvvisatori dei quali parecchi, assicurano, sono eccellenti nonostante la maggior parte non sa neanche leggere. Non si usa più la zampogna e tutte le danze in questi paesi della Sardegna iniziano quando cominciano i canti iniziati dall’improvvisatore, che durano tutto il tempo che egli mette in mostra la sua abilita e appoggia le braccia sulle spalle di due giovani dai quali si fa sostenere come rapito da un spirito superiore".
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Tratto da: Relazione di Viaggio in Sardegna del Principe di Carignano Carlo Alberto di Savoia del 1829
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