Sa Tzerachìa
1826, Cominotti - Gonin: "Atlas del Voyage en Sardaigne" di Alberto Ferrero della Marmora - Nozze sarde
Al suonatore era corrisposto un compenso, per lo più in grano, dai 30 ai 50 starelli (uno starello equivaleva a 50 litri). Uno dei più elevati lo percepì nel 1910 Efisio Melis, l'insuperato suonatore di Villaputzu: 50 starelli di grano e 1000 lire in contanti. Le spese erano a carico dei giovani scapoli: chi non contribuiva veniva escluso dal ballo con le buone o con le brutte maniere: a Villacidro, nel 1799, alcuni giovani che tentavano di inserirsi nel ballo pur non avendo corrisposto la loro quota, furono malmenati. Le ragazze, invece, per poter accedere al ballo, regalavano dolci, uova e pane. I suonatori, specie quelli più bravi, erano quindi molto contesi e questo consentiva loro di giocare al rialzo sul compenso. Se una piazza non era disposta a corrispondere quanto richiesto, ne trovavano facilmente un'altra. Tra di loro si scatenava di conseguenza la rivalità e la gelosia, Le feste che richiamavano un maggior numero di persone e che nel sentimento popolare erano le più amate e seguite, erano anche quelle maggiormente ambite perché conferivano enorme prestigio e la definitiva consacrazione, oltreché la possibilità di ottenere compensi più elevati. Perciò il suonatore affermato era un vero professionista: la sua attività gli consentiva un tenore di vita sufficientemente agiato. Grazie ad essa, inoltre, riusciva a superare quelle barriere sociali altrimenti insormontabili per giovani che avessero continuato ad esercitare i loro iniziali lavori di ciabattino, porcaro, torronaio, pastore.
Efisio Melis e Pasquale Erriu accompagnano il cocchio di Sant'Efisio (collezione Cristiano Cani)
In allegato, posto un contratto trovato da Saturnino Lai presso l'archivio di Stato di Cagliari:
Cuntratu de tzerachìa – Serramanna, 1824
Addì 10 settembre 1824, Serramanna.
Ad ognuno sia manifesto, qualmente desiderando Giuseppe
Raimondo Tanca, Francesco Antonio Orrù, Amatore
Pisano, Luigi Serpi ,e Francesco Pillittu di Vincenzo celibi di questo villaggio
provvedere questa comunità d’un suonatore per divertire nei giorni festivi se stessi
,e la gioventù tutta secondo la consuetudine
,concordarono con Sebastiano Boi, del villaggio d’Ussana, ed oggi personalmente
trovatosi nel presente villaggio nella forma seguente: In primo luogo il Boi s’obbliga di suonare personalmente
nella comunità di questo luogo, e balli pubblici
in ogni giorno festivo e noti (sic)solite in questo paese dal presente giorno fino
alli 8 settembre del venturo anno 1825. Colle zampogne e tamburo: in secondo luogo
s’obbliga il Boi di non fare veruna mancanza nel corso di esso servizio, a pena
in diffetto (sic) di biscontarsene della
raccolta mezzo scudo d’ognuna, bastaché questo mezzo scudo si impieghi per pagare
altro suonatore, che venghi surrogato dai suddetti obbligati per suonare di giorno
sia o di notte, nel caso però che nelle mancanze del Boi non surroghino né detti
obbligati né gli altri celibi verun suonatore, si dovrà distribuire il mezzo scudo
o quanto si sia, che eccedano le mancanze di tutti i celibi, caso lo vogliano, se
viene al suonatore d’ognuno perdonato non se ne (sic) dovrà disfalcare niente se
esse mancanze però sono per legittimo impedimento come sarebbe l’infermità o d’impedimento
del fiume non ne possano disfalcare niente, bastaché non oltrepassi di due giorni
festivi, e caso i celibi lo pretendano ne dovrà prestare giuramento, di esser per
questi motivi la mancanza: Più s’obbligano il Tanca, Pisano, Orrù, Serpi e Pillittu
il giorno che termina esso servizio consegnare al Boi starelli trentacinque grano
buono e senza veruna mescolanza. Lasciando alli altri liberi di questo obbligo tutto,
ma restando gli obbligati come restano a fare a questi ogni giorno compagnia per
far la raccolta caso ne dimandino1.
1819/26 Nicola TIole, "Costumi Sardi riprodotti dal vero", Suonatori di Launeddas
Saturnino Lai
1N.d.r.:
quest’ultima frase è cancellata con un tratto di penna
Archivio di Stato di Cagliari – Fascicoli processuali della Reale Udienza di Sardegna (Pandetta 59, vol. 95, fascicolo 36)
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