1828 - W. H. Smyth, “Sketch of the present state of the island of Sardinia”
A volte, le informazioni che otteniamo dalle fonti letterarie risultano un po' imprecise: è il caso della descrizione delle launeddas di William Henry Smyth, nel suo “Sketch of the present state of the island of Sardinia”. Questo ci insegna che tutto quello che troviamo è da valutare con grande attenzione, cercando di capire cosa è veritiero dal resto.
“La danza è un’importante caratteristica di tutte le feste pubbliche e molti paesi hanno la loro prasciera, cioè un’area adibita espressamente a questo scopo. Il ballo regionale è la Carola, cioè il Ballo Tondo, in cui molte persone si prendono per mano e fanno un monotono movimento circolare.
Nel Capo di Sopra lo si danza accompagnato dal canto di diverse voci maschili: i cantori stanno al centro del cerchio tenendosi l’un l’altro per le spalle e cantando in un tono particolarmente potente e gutturale chiamato tripah (sic), per ottenere il quale essi si esercitano sin dalla tenerissima età.
Nel Capo di Sotto si danza al suono delle Launeddas, un singolare strumento molto antico usato tra i pastori: è formato da tre o quattro canne di diversa lunghezza che formano due ottave, una terzina e una quinta, con una piccola imboccatura alla fine di ogni canna. Come i tibicines romani, i musicisti mettono in bocca le canne e vi soffiano dentro con una tale abilità che la maggior parte di loro può continuare a suonare per un paio d’ore senza interrompersi un attimo: sembra che aspirino e suonino contemporaneamente.
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Raffaele Aruj - Ballo sardo a Sanluri 1840-50 Dipinto andato distrutto dall'incendio della Cappella della Sindone e del Palazzo Reale a Torino l'11 Aprile 1997 |
Comunque sia, chi sa suonare cinque canne è considerato il corifeo e diventa oggetto di emulazione e invidia per gli altri suonatori; qualche volta egli si distingue perché ha una launedda fantastica, fatta di ossa di zampa di fenicottero”.
Mancosedda realizzata con osso di fenicottero, dono di Orlando Mascia alla Collezione universitaria di Antropologia ed Etnografia - Cittadella universitaria di Monserrato, Cagliari (foto C. Cani)
In queste occasioni niente può superare la serietà dei danzatori, neanche la monotonia dei passi brevi e leziosi con cui essi avanzano e indietreggiano, trascinando poi i piedi un po’ lateralmente per tornare ai primi movimenti. Le persone sposate uniscono il palmo delle mani e intrecciano le dita, ma tutti gli altri fanno attenzione ad unire solo le mani, perché una maggiore libertà potrebbe provocare addirittura spargimenti di sangue.
Così la danza comincia con un passo breve, che accelera secondo il ritmo della musica, e continua per un’ora o due senza che si noti in loro alcun segno di gioia o di soddisfazione, in particolar modo nelle donne che tengono lo sguardo fisso in basso per quasi tutto il tempo”
tratto da:
William Henry Smyth, “Sketch of the present state of the island of Sardinia”, Londra, Ed. Murray, 1828:
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