1867 - Emanuel Domenech - Sul Ballo Tondo (in “Bergers et Bandits. Souvenirs d’un voyage en Sardaigne”)
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Baldassarre Luciano: "Cenni sulla Sardegna, illustrati da 60 litografie in colore" - Torino, 1841 (Torino : Stamperia Botta) |
"Non debbo lasciare Oristano, Milis e tutti questi poetici villaggi della costa occidentale della Sardegna, senza parlare del famoso “Ballo tondo”, uno dei divertimenti più amati dei Sardi. Si sa che tutti i popoli dell’universo hanno musiche e danze proprie, che rivelano un loro carattere particolare. Le danze e le musiche sarde non smentiscono l’originalità di questo popolo e l’antichità della loro organizzazione sociale. Le loro danze sono molto varie, e si vede facilmente che l’Oriente, la Spagna e l’Italia hanno lasciato tracce coreografiche della loro sovranità nell’Isola; ma il ballo tondo è la danza nazionale per eccellenza, e non somiglia ad alcun’altra di questo genere. D’ordinario questo ballo ha luogo all’aria aperta, i danzatori e le danzatrici formano una lunga catena o circolo in mezzo al quale stanno i suonatori. Gli uomini e le donne si tengono per mano, e girano costantemente facendo dei passi caratteristici di questa danza; si abbassano e si rialzano nei tanti modi indicati da certe strette alla mano. All’inizio il ballo tondo somiglia a una ronda; sembra di facile esecuzione, ma è quasi impossibile per le persone che non sono iniziate ai significati delle diverse pressioni della mano e ai movimenti del corpo che il danzatore deve fare al segno dato segretamente. Nella parte settentrionale dell’Isola queste danze sono eccessivamente animate, e i danzatori spiegano delle attitudini ginnastiche non comuni".
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Tratto da: Emanuel Domenech: “Bergers et Bandits. Souvenirs d’un voyage en Sardaigne”, 1867, Paris, Dentu (traduzione e prefazione di Raimondo Carta Raspi: "Pastori e Banditi", Cagliari, Ed. della Fondazione Il Nuraghe, 1930)
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