1816 - M. L. Simon: Le Danze del Capo di Cagliari
“Niente è più gradevole e originale delle danze sarde, specialmente di quelle che si fanno nei villaggi del capo di Cagliari. Vi si balla al suono di una specie di flauto o zampogna o seguendo il canto di parecchie voci concertate, che recitano dei versi adattati alla festa del momento o improvvisati su un soggetto che al poeta talvolta viene suggerito dalla sua innamorata. Questi balli si fanno generalmente in tutte le manifestazioni di festa, dopo il vespro a breve distanza dalla chiesa del luogo. Nel linguaggio locale si chiamano danze de praxeri, cioè di gioia, di piacere.
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2° Metà del XX Secolo - Balli in piazza a Collinas |
Un aspetto degno di nota è che queste in pubbliche riunioni de praxeri dopo ogni ballo gli uomini si mettono tutti da una parte, mentre le donne si appartano in un altro canto della piazza: sicchè i giovani amanti non hanno neppure un momento per conversare con le rispettive innamorate se non durante la danza. Essi non possono mettere piede nella casa della donna perché sussiste l’usanza di trattare i matrimoni per mezzo di parenti o di intermediari. Ogni paese ha i suoi balli particolari; non occorrono maestri per impararli: per eseguirli basta solo imitarli. Così ogni festa li fa riesumare, ogni occasione di piacere li fa rinascere al suono di un semplice strumento capace di riprodurre il ritmo di una danza pastorale”.
Tratto da:
M. L. Simon; "De la Sardeigne ancienne et moderne ou Aperçu d'un voyage statistique critique et politique dans l'Isle de Sardaigne"; Parigi 1816
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