1832/1848 - Notizie sui balli dal Dizionario Angius - Casalis: Parte 3 (Iglesias - Luras)
Iglesias
Ricreazioni: Le più piacevoli occorrono nel tempo che deve tirarsi il lino, nelle vendemmie e nelle questue per le feste. Verso la fine d’aprile e nell’autunno le proprietarie invitano e conducono nel campo o nella vigna tutte le fanciulle del vicinato e della attinenza. Seguono i giovani col zampognatore, che trae dalle canne le varie armonie che sa eseguire e conforta le giovanette alla fatica. Quando questa sia compita, o venga l’ora di cessare, si imbandisce un convito, e dopo il convito si canta e si balla. Un’altra occasione di sollazzo è alle fanciulle quando sono chiamate in qualche casa per lavorare i maccheroni a busa (ferro da far maglia), lavorando sulla tavola con la palma della mano a formare le piccole paste in tenuissimi tubi. L’opera termina col convito, col canto e col ballo; e alcune van liete nella speranza d’esser poi invitate alla festa, per la quale si preparano i maccheroni. Le questue per li santi si fanno da provveditori della festa con gran comitiva, i quali vanno per le contrade, e visitan le case agiate preceduti dallo zampognatore. In nessun altro paese il suonatore deis launeddas ha maggiore importanza.
Festa di Sant’Antioco: Festeggiasi quattro volte per questo martire, e in quelle che cadono nella primavera e nell’estate il capitolo accompagna il reliquiario e il simulacro fino alla penisola sulcitana. La festa di primavera occorre nel secondo lunedì dopo Pasqua di resurrezione. Il gran simulacro riponesi in un’arca sopra un cocchio aperto e tirato da’ migliori buoi del paese o del Sulci, e accompagnasi da’ capitolai con abiti corali sino alla porta di S. Sebastiano. La cavalleria precede e sussegue i devoti che vanno in peregrinazione sino alla tomba del santo. Il cocchio giunge in su la sera al boddèu di Barbusi, ed ivi si ferma sino all’aurora in mezzo all’immensa moltitudine di peregrini, che distribuiti in innumerevoli compagnie occupano talvolta un miglio quadrato, e fanno i loro conviti e si ricreano ballando e cantando al suono delle launeddas (…). In altro canto una famiglia che riposa sotto la volta d’una gran macchia di lentisco, e chi sdrajato sulle fronde, chi sul nudo suolo, chi sopra i sacchi tenendo a guanciale la sella; in altro sito un cantore che improvvisa in mezzo a una gran corona; in un piccol piano erboso un gran numero di uomini e donne che uniti in gran catena movonsi alla stridula armonia delle canne e ballano il ballo nazionale (…). Ma presto languisce il rumore, e devoti raccolgonsi tutti in se stessi all’adorazione così come il sacerdote tra la musica de’ zampognatori imprende gli augusti misterii.
Iglesias - Ballo sardo presso la Chiesa di Buoncammino (Prima metà del 1900) |
Isili
Le donne della media ed infima classe pajono esser tenute in una gran soggezione; tuttavolta è vero che non è dall’autorità de’ padri e dalla gelosia de’ mariti, ma dalla propria modestia e dal pudore che si mostrano riservate e restano ritirate. Nelle ricreazioni e ne’ balli non appare alcuna cosa che possa offendere il costume, e sarebbe punito gravemente un audace che saltasse i più ristretti termini e violasse il decoro.
Ricreazioni: un’altra particolarità degli Isilesi, per cui distinguonsi da tutti gli altri sardi, è questa che ne’ giorni festivi non costumano i pubblici balli e non gli usano né pure in altre loro maggiori feste, che in quella di Sant’Isidoro. Non si balla né pure nelle case, se non in occasione di nozze. Allora escono dalla monotonia, scuotonsi dall’inerzia, e accade che vadano in eccesso.
Lanusei
Ricreazioni pubbliche: La danza sardesca al suono delle canne (Launeddas) o dell’armonia del canto, è la gran passione di questi provinciali. I zampognatori sono molto pregiati nelle terre basse e meridionali, i cantori nelle alte e settentrionali. Ballasi ne’ giorni di riposo, e in tutte le feste popolari, principalmente presso le chiese rurali, dove nell’ora che vacasi dagli uffici religiosi, e che non si attende al convito, si mena la danza in varie parti entro una folta corona di spettatori. Sono i giovani (is bagadius) che tenendosi per mano in una corona intorno allo zampognatore, o a’ cantori, incominciano la danza: la quale quando vedono infervorarsi, sorgono le fanciulle, e lasciate le madri, concorrono da tutte le parti a intrecciarsi a quei giovani porgendo la sinistra a quelli, cui vogliano aver vicini, con i quali però diconsi ballare. Con le fanciulle concorrono anche le donne maritate, e ogni altro qualunque, con la sola avvertenza di non voler luogo tra la destra d’un uomo e la sinistra d’una donna, perché sarebbe un attentato grave. Nella sera e nella notte si continua questo piacere presso i fuochi accesi intorno alla chiesa campestre, e può godersi del canto degli improvvisatori, che concorrono da’ vicini dipartimenti per dar prova di loro ingegno, e per cimentarsi con quelli, che abbiano maggior fama, cantando a murmuttu, cioè a gara.
I zampognatori che sanno molte modas, o variazioni, per i balli, e che suonano be’ motivi per il canto, sono assai pregiati. Tra i molti che professano quest’arte godono alcuni d’una grande riputazione, e vedon sempre girarsi intorno una grandissima catena di giovinetti e fanciulle, tra’ quali mancano gli attempati e le vecchierelle.
Su stracasciu. E’ una scatola di sovero fino rivestita di pelle di figura simile a una faretra, dove si conservano i diversi concerti; i concerti di chiesa per il canto della messa e de’ gosus, e per semplici sinfonie; e i concerti di piacere per la piazza del ballo. Questi concerti sono di più specie, uno per la danza delle fanciulle (deis bagadias) che produce un’armonia allegra e vivacissima; l’altra per la danza delle vedove: non già che le vedove ballino, il che nessuno oserebbe senza una incancellabile infamia, siccome donna senza amore alla memoria del marito, e senza dignità; ma perché produce un’armonia grave che spira malinconica, un’armonia che non sarebbe molesta ad una vedova dolentissima. È ben evidente il diverso effetto de’ due concerti: in quello delle vedove ruotasi con moto grave la danza, e con una maravigliosa serietà; in quella delle fanciulle è un grave fervore, un’ilarità straordinaria, un frequente slancio delle capriole, un forte commovimento delle membra, uno sbattimento dei talloni, e un acuto stridere di voci liete e amorose. Tra questi due principali concerti vi sono altrettanti più intermedii, i quali il zampognatore va variando secondo che meglio gli paja convenire per il diletto della brigata, o piaccia a coloro, cui ama far cosa grata. Il fabbricatore di siffatti istromenti, da’ quali si fa uscire un’armonia svariatissima in un suono molto più grato, e meno stridulo delle voci della viola savojarda, vede ogni concerto composto di tre canne, e varii bocchini, per una lira nuova. Pochi zampognari san formarsi quest’istrumento.
Festa di san Priamo: La folla cresce ognora per i nuovi concorrenti, e si moltiplicano in ogni parte le capanne, questi dispongono le robe e provvedono pel nutrimento de’ buoi e de’ cavalli; e poi corrono a ristorarsi a’ botteghini disposti lungo il sentiero della pendice, e quindi presso i zampognatori. Le catene de’ ballerini essendo assai lunghe, si rivolgono così in se stesse che par vedere la linea di un laberinto. Stupiresti alla instancabilità delle fanciulle e de’ giovani, i quali quando dopo una mezz’ora di continuo sfiatamento tace il suonatore, vanno a ingrossare un altro ballo; e quando pure la zampogna non più diffonda L’armonia concorrono alla danza, che volgesi intorno al tamburinajo, che con la destra battendo il tamburo e con la sinistra modulando le note del piffero, produce una melodia piacevolissima a’ circostanti. Spenta la luce solare fiammeggiano in tutte parti i capannelli, e nei loggiati le lampade, e tra le armonie delle canne e i concerti degli improvvisatori, odonsi frequenti gli strilli dell’allegrezza giovanile (…). Riposano solamente le persone di maggiore età sedute sotto il frascato al raggio della luna a notar le cose ridicole, e a far censura; gli altri o ballano, o si affollano presso i cantori, o errano da un’altra parte, da una in altra posada (…). Ma a grado a grado quel continuo flusso e riflusso scema, e ristringonsi tutti ai loro siti entro le capanne e le casupole, o sotto il frondoso tetto degli alberi, a ristorar il corpo co’ cibi. L’armonia delle canne continua a risuonar da varii punti, diletto a molti, e la voce de’ cantori rallegra le belle, che odon le glorie della loro beltà.
(il giorno dopo) … Il suon delle canne rivolge tutti a sé. Passeggia lo zampognatore per le posade, e precede il florido canestro de’ doni e de’ contraccambi (…). Cantano altre zampogne, sventola il sacro gonfalone, e tra eletta comitiva di uomini gravi il romito custode della cappella scende dal colle a portar la benedizione del Santo (…) intanto altri suonatori in altre parti temprano l’armonioso fiatone’ numeri del ballo nazionale, e all’invito desiderato vedono accorrere una ed altra gioventù, e gareggiare gli amorosi e vivaci garzoni per la mano delle più belle. Non isdegnano le graziose cittadine di carolar co’ pastorelli e co’ bifolchi; e mentre esse godono di un tale piacere, che eguale non provarono nelle sontuose sale da ballo, quelli si beano della degnazione delle eleganti signorine. Tra queste armonie odesi il frequente rintocco della campana, che chiama il popolo ai religiosi officii, e quelle festive compagnie si assottigliano e mancano. I sacerdoti si succedono all’altare, e fan le cose divine, mentre il più perito de’ suonatori, il maestro delle melodie campestri, abbella con le più dolci note la voce del cantore, che senza posa va ripetendo la lode del Santo (is gosus). Le sue modulazioni pajono ripetersi da un debol eco oscuro: è il mormorio del concento spontaneo degli assistenti. Cessando i sacerdoti dagli uffici del culto, il popolo ripiglia gli intermessi piaceri (…).
Lodè
Nella foggia del vestire non sono dissimili i lodeini da’ bittesi. I comuni sollazzi sono le danze, alle quali concorrono ne’ dì festivi quelli che per ragion di lutto non devono osservare la rigida legge della solitudine.
Le principali solennità sono per S. Antonio addì 13 Giugno, e per S. Lucia nella prima domenica di Settembre. In queste si corre il palio, si fanno pubbliche danze, e concorrono molti cantori.
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Lodè - Ballo in piazza (Metà del 1900) |
Logudoro
Nel 21 Maggio, domenica della Trinità, era tutto il popolo secondo il solito uscito dalla porta castello all’incontro di quelli che ritornavano dalla chiesa di Saccargia, e presso Pozzo di rena, dove si ballava il ballo nazionale all’armonia delle voci, il cantore modulava la canzone popolare della carestia (Di la fami).
Lollove
Le feste principali sono per la titolare (S. Maria Maddalena), per San Biagio e per Sant’Eufemia. Come non hanno ospiti, così se la godono essi soli quasi in famiglia e ballano al coro di voci.
Lotzorai
Le feste principali sono per Sant’Elena, per San Quirico, per Santa Barbara, per l’Annunziata e per l’Assunta con corsa di cavalli, fuochi di gioja, balli e convitti in onore degli stranieri.
Lunamatrona
La chiesa parrocchiale, che è una delle più belle che siano in quel dipartimento, è sotto la invocazione di S. Giovanni Battista, di cui nel dì proprio si celebra la festa con molto concorso da’ luoghi limitrofi, col solito spettacolo di barberi e di fuochi artifiziali, e con l’allegria delle danze pubbliche.
Luras
Le danze a coro di quattro voci, il bersaglio, e le disputazioni degli improvvisatori, sono le più comuni ricreazioni.
La principale sacra solennità è per la titolare della parrocchia (SS. Vergine del Rosario). Si corre il palio, s’incendiano fuochi artifiziali, si fanno pubbliche danze, si disputa tra gli improvvisatori, e si celebrano grandi conviti per onorare gli ospiti, che convengono da’ vicini paesi.
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Tratto da:
CASALIS, Goffredo, a cura di - "Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna", Compilato per cura del professore e dottore di belle lettere Goffredo Casalis, Torino, 1833-1856, in 28 Volumi, di volta in volta pubblicati presso codesti editori torinesi: G. Maspero librajo e Cassone, Marzorati, Vercellotti tipografi.
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