1832/1848 - Notizie sui balli dal Dizionario Angius - Casalis: Parte 2 (Castelsardo - Guasila)



Castesardo 


Il Maggio: Nella stagion de’ fiori usa la gente volgare certo divertimento, che così appellano, reliquia per avventura de’ prischi floreali, o della majuma, che tolto il savio divieto per l’onta che pativa l’onestà, restituiva Onorio e Arcadio con prudenti precauzioni, se pur non sia di altra pubblica costumanza del medio evo. Dalla quercia più fronzuta si recide uno de’ migliori rami, ed esso si drizza sostenuto da corde alla finestra di quella casa, dove sia alcuna donzella, la gaiezza della quale possa destare i cuori alla gioia. Quindi da più e vari brani di stoffe e drappi serici trapunti in oro formatasi una bandiera con molto ornamento di nastri diversi colori, attaccasi a un’asta vestita essa pure di bende variamente colorate, e così composta nell’albero che penda sulla strada, con nella estremità un campanello di argento che mova il zeffiro. I dì festivi sono destinati alle allegrezze, e in essi le finestre delle case per tutte le contrade di cui siano eretti i maggi soglion adornarsi di tele o sete così come piaccia vestir il maggio o in bianco o in colore, i fanciulli aprono la lieta giornata sollazzandosi in brevissime corse dietro uno che porta una banderuola. Le festevoli grida de’ medesimi chiaman al maggio le persone. I quali sentendosi improvvisamente sostenere da giovientte di molta avveneneza che stavano all’agguato, e legate con fasce di seta o nastri, e impedire finchè non contribuiscano alcuni denari pel Maggio. Radunatisi molti giovani allora si intrecciano le danze, si improvvisano canti, e le più belle fanciulle se ne vanno lietissime delle lodi ottenute. 


Cagliari 

(Festa di Sant’Efisio, partenza): Nel primo di maggio circa le 11 antimeridiane il simulacro di questo martire fregiato di preziosi voti dentro una urna ottagonale, chiusa nelle facce a cristalli, ornata di banderuole, e sospesa su un carrozzino, traesi fuor dalla chiesa. Due buoi, qualmente soglio essere abbigliati dai contadini per fare una schiera di bestie nelle processioni, sono aggregate al temone. Un coro di zampognari precede, un altro segue questa sorta di carro trionfale. (…) Intorno e addietro del simulacro una moltitudine di devoti si affolla in più e più cori guidati da sacerdoti e da persone pie, altri con gli accesi cerei promessi, altri scalzi, altri scapigliati, fra le femmine molte coperte di un saio azzurro, che stringono al seno con un nastro di seta bianca, divisa delle devote del santo. Al saluto della città cessano i balli nelle piazze San Carlo e Yenne, e nel campo di San Nicolao (Piazza del Carmine), ed allora è un gradevole spettacolo veder dal baluardo del balice un popolo immenso, che compie le sottoposte contrade, e da varie traverse sbocca nella via alla Scaffa. 

(Festa di Sant’Efisio, rientro): La gente sebbene non più della metà del primo concorso adunasi di qua e di là del ponte della Scaffa fin dal mezzogiorno, ed è una festa popolare, conviti, balli, canti, corse di barchette. Poi ricomincia la solenne processione, e commove la religione del popolo. 

Cagliari, Festa di Sant'Efisio (Cartolina pubblicitaria del mobilificio Cao, primi del 1900)

Chiaramonti 

Ne’ dì festivi è gran riunione in sulla piazza, che dicono su salone dove i giovani prendonsi diletto nelle danze all’armonia di quattro voci, che ripetono le canzoni dai poeti logudoresi. 

Veglia alle puerpere: Nella nascità de’ primogeniti quando venga la notte le parentele e le aderenze si congiungono appo la puerpera, e dopo uno splendido banchetto passano l’altre ore sino a giorno in gioja tra suoni, canti e balli. 


Cossoine 

Nei balli a cantico in quattro voci i cosseinesi formano il coro di due uomini e due donne. 

Gruppo folk di Cossoine, su Ballu de Tju Raffaelliccu - anni '50

Decimoputzu 

Si dilettano molto nella danza. 


Domusnovas Canales 

(Chiese campestri di San Giuliano e Santa Vittoria): Una ed altra chiesetta ha l’ospizio per i novenanti, e questi, poiché in sul vespro hanno fatto i loro ufficii religiosi, volgonsi a’ divertimenti, e ballano e cantano per tutta la notte. I balli si guidano al suono delle launeddas o dell’affuente. 


Dorgali 

Amano la danza e le armi, e sono uomini di coraggio. 

Dorgali, Balli in Piazza su Cucuru (2° Metà del 1900)

Furtei 

La festa principale è per la Natività della Vergine, e si celebra con molta pompa contribuendo alle spese tutti i giovani (su Bagadiu): corresi il palio e vi è molta allegria per le danze e per la moltitudine degli ospiti concorsi da’ vicini paesi. 


GALLURA 

Lavori festivi – Lu graminatorgiju (Il carminatoio): Nella stagion de’ fiori dopo il tosamento delle pecore si viene all’opera della carminazione. Pronte all’invito accorrono alla medesima attillate quanto meglio le fanciulle del vicinato e della parentela, si accosciano in semicircolo in mezzo alla sala adorna e profumata da eleganti vasi scelti di fiori, ricevon la lana stata già lavata e cominciano il lavoro. Studiosamente occupate in questo canticchiano, stando fra esse uno o due suonatori e un compositore di canzoni. In questo concorrono i giovanetti innamorati con musicali istromenti e bei mazzetti, e fannosi avanti uno dopo l’altro ad offerire il fiore alle fanciulle amate, accompagnando l’offerta con una o più strofe, o con una continuazione arbitraria di versi. La bella che riceve il fiore deve rispondere con altra strofa e cantar, come esse dicono, il fiore, o raccomandar le sue veci ad una compagna. Compìto il lavoro si balla, ma spesso aman meglio danzare nelle maniere studiate degli oltremarini che giran nella carola nazionale. 

Li Binnenni (le vendemmie): Il taglio delle uve è pure operazione delle donne. Perciò si passa invito alle fanciulle nubili, che non ricusan la fatica per amore del solito conseguente sollazzo. Esse quasi sempre sono ajutate nella fatica da’ giovani, e poi intreccian la danza.
G. Cominotti e E. Gonin: "Graminatirgiu in Tempio", in "Atlas de la premiere partie du Voyage en Sardaigne di A. La Marora, 1839 - prima edizione 1826)

Gadoni 

(Festa di Santa Marta): è onorata da molti devoti de’ paesi limitrofi per lucrarvi le indulgenze chedicono della porziuncola. Tuttavolta tienesi una fiera, e s ipraticano le solite popolari ricreazioni e de’ canti e de’ balli a coro di voci o a zampogna. 


Gavoi 

La festa principale è per Sant’Antioco, nella quale convengono molti da’ vicini luoghi e dipartimenti, e si fa quella corsa che dicono Bardia in un arringo di un miglio. Una moltitudine di cavalli scelti, governato da giovani briosi, movonsi con tutta la possibile celerità dopo la bandiera che il loro capo tiene alta nella sinistra, e gareggiano per arrivare primi alla meta, che è fissata nel piazzale della chiesa. Prima di questa corsa generale quei giovani per due ore sogliono correre nella strada della chiesa di Carthonna, dando spettacolo gradito a tutti, e prova di loro destrezza e forza. Le altre feste con corsa e balli sono per San Giovanni, per Sant’Antonio e per la Vergine d’Itria. Vi è gran concorso da’ paesi limitrofi, e i mamoiadini vi preparano le loro bottegucce di confetti, liquori e torroni. 

Gavoi, Su Dillaru ballato presso il santuario campestre di "Sa Itria" (Madonna d'Itria - cartolina degli anni '50)


Ghilarza 

I Ghilarzesi non usano le zampogne ne’ loro balli: invece battono con una chiave sopra un gran piatto di ottone scolpito a fiori e a varie figure, e ne traggono la loro conveniente armonia pel ballo e per la danza. I balli più solenni si fanno all’armonia del canto o in ottava o in sestina, con ritornello. A cantare tali canzoni sono spesso invitate le donzelle, ed esse se ne tengono molto onorate. 


Guasila 

La festa principale del paese è addì 15 agosto con gran concorso dai vicini paesi e dipartimenti, corsa di cavalli, fuochi artificiali, balli, ed altre pubbliche ricreazioni.


Tratto da:
CASALIS, Goffredo, a cura di - "Dizionario Geografico Storico-Statistico-Commerciale degli Stati di S. M. il Re di Sardegna", Compilato per cura del professore e dottore di belle lettere Goffredo Casalis, Torino, 1833-1856, in 28 Volumi, di volta in volta pubblicati presso codesti editori torinesi: G. Maspero librajo e Cassone, Marzorati, Vercellotti tipografi.


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