1841, Baldassarre Luciano: Cenni sulla Sardegna - Ballo, Launeddas e canto a Tenore
"Ora i romantici caratteri dei Sardi, ricercando nei loro esercizii le più pittoresche forme, i meno comuni conseguimenti, non è cosa straordinaria che le loro danze vadano rivestite di quell'originalità che caratterizza la loro nazione: e quindi non sarà sorprendente che i balli sardi siano del tutto disparati da quelli del vicino continente.
Molte sono le danze in Sardegna che in molte circostanze si eseguiscono, onde s'esaltano inebrianti uomini e donne: ma il vero ballo nazionale è il così detto Ballo Tondo.
Il voluttuoso Ballo Tondo consiste nel formare un circolo che rinchiude i suonatori; tutti i ballerini d'ambo i sessi, intralciate le mani, offrono la più bizzarra posizione: il braccio della donna appoggiasi perfettamente su quello del cavaliero, e si eseguiscono liete mosse col reciproco stringimento e riunione delle loro mani. Facile comparisce in sulle prime il ballo tondo agli stranieri che lo contemplano, e credono non scorgervi altro che un semplice circolo, non di meno s'avvedono delle difficoltà che non possono vincere ogni qual volta tentano di prendervi parte.
Raffaele Arui (attr.): Ballo Sardo con launeddas - 2° metà del 1800 (Cagliari, Collezione Universitaria "Luigi Piloni" (Foto Cristiano Cani)) |
Non consistono tali difficoltà nella sola maniera di eseguire i passi, ma in quella eziandio di effettuare i diversi movimenti delle persone con particolari scosse delle mani e delle braccia volute dal successivo abbassarsi e rialzarsi delle medesime. non meno attratti dai giovani, i vecchi pastori intervengono al ballo tondo obliando i loro più stretti bisogni.
Nelle regioni centrali e settentrionali le danze sono maggiormente animate: sovente si rallegrano con salti e giuochi ginnastici, che eseguiscono i più abili danzatori, e con grida di giubilo che di tempo in tempo innalzano i trasportanti astanti.
Nelle parti meridionali si danza comunemente al suono della Launedda, e talvolta a quello del piffero e del tamburo.
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San Giovanni di Sinis, ballo di Nurachesi con suonatore di piffero e tamburo (Collezione Cristiano Cani) |
La Launedda riguardata come l'instrumento particolare dei Campidanesi e della Sardegna meridionale, comunica pari al flauto del dio Pane, una strana impressione ai sensi, e produce un quasi magico effetto sovra i danzatori: furono veduti gravi personaggi, e vecchi cadenti incapaci di trattenersi a fare salti, e d'immischiarsi al ballo tondo. Quantunque contrastata dalle rimote vicende, sconcertata dalle lunghe trascorse guerre, l'antichissima musica della Launedda non restò mai sepolta nella dimenticanza.
La Launedda è formata da due, tre, o fin anco da quattro pezzi di canna di diverso diametro o lunghezza, perforati in vari siti come i flauti ordinari: l'esecutore della musica tiene in bocca le estremità di queste graduate canne, e col fiato ne trae i concerti.
Siccome era laborioso oltremodo il continuo soffiare nella Launedda, ed affaticava immensamente i suonatori, spesso rendendoli vittime del loro mestiere, alcuni ingegnosi dilettanti incominciano presentemente a collocare sopra le canne d'un tale instrumento un beccuccio onde averne una facile imboccatura, risparmiando così un superfluo gonfiamento di guance e rendendo nello stesso tempo più delicato il suono.
A prima giunta sembra strane e selvaggio il suono delle Launedda, ma avvezzandovi l'orecchio, si finisce per rinvenirvi una particolare armonia. La musica delle Launedda, non è propria solo delle danze, ma suole accompagnare le processioni, le feste religiose, eseguendo bellissime pastorali.
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Baldassarre Luciano - "Cenni sulla Sardegna": Il Ballo Tondo (Foto Cristiano Cani) |
Finalmente parlando della musica sarda, non è da omettersi un originale concerto di voci che nella parte settentrionale dell'isola particolarmente primeggia: Riunendosi alcuni giovani per cantare, uno o due di essi soltanto pronunziano le parole della canzone, gli altri non hanno che a secondare quel canto con un accompagnametno di base voci tratte inarticolatamente dalla gola.
Quanto maggiore è il numero dei cantori, tanto più sonoro riesce l'accordo di quelle gravi armonie, ed è veramente un dilettevole spettacolo l'oservare le contorsioni in tutte guise delle bocche e delle persone onde comunicare alle loro voci una variata melodia"
Tratto da:
"Cenni sulla Sardegna, illustrati da 60 litografie in colore" di Baldassarre Luciano - Torino, 1841 (Torino - Stamperia Botta).
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